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146 | il secolo che muore |
i duellanti all’americana per piantarsi lo stiletto nel cuore.
— Ma donde questo tuo disperato bisogno?
— Ecco... e qui Curio si fa a narrargli il pietosissimo caso del camerata, conchiudendo: — Tu capisci come sia pure necessario che queste creature non muoiano.
— Per me non vedo la necessità che vivano.
Siffatte parole, e più il suono beffardo della voce, irritarono da vantaggio Curio, che digrignò fra i denti:
— Orsù; manco discorsi, fuori quattrini.
Allora l’altro, presagendo la mala parata, muta voce e sembianza; con aria tutta compunta ripiglia:
— Ma tu sai, Curio, amico carissimo, che la metà dei nostri pagherò riscossa fu spesa, e dell’altra metà, malgrado ogni mio sforzo, non mi è riuscito cavarne ancora costrutto.
— Non questi, non questi ti chiedo, bensì gli altri di cui tu mi vai debitore in virtù di un pagherò segnato da te.
— Pagherò! Segnato da me!
— Già, di lire seicento... Io non ti metto con le spalle al muro perchè tu me le dia tutte; dammene due terzi; la metà, almeno un terzo, tanto che cotesti miseri non si buttino alla disperazione.
— E l’hai teco questo pagherò? Perchè, vedi, non arrecartene, sarà come tu dici, ma io non ne