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124 | il secolo che muore |
tolico ed il regolamento piemontese hanno virtù, di conciarti la creatura umana a quel modo.
Tosato, vestito di tela greggia, Curio, il bellissimo Cario, adesso comincia la vita del soldato: andare per carne e per pane, portare buglioli di acqua spesso, rado di vino, segare legna, spaccarle, recarsele in ispalla: ne questo era tutto: spazzare la caserma, lavarla; nè questo era il peggio... insomma di opere servili e sozze un mucchio; ond’egli fra tante e tanto laidissime cose si guardava bene di richiamare alla mente la cara immagine della gentile Eufrosina, pauroso d’inquinarla; anzi, se mai gli cadeva nella mente, egli si affaticava di cacciarnela via come mosca impronta che si ostini a passeggiarti sul naso. Fra le uggie che lo infastidivano a morte, conforto unico, quando gliene veniva fatta licenza, condursi solo in riva al fiume, e quivi sdraiato contemplare inerte di pensiero e di corpo l’acqua che passava; alfine si alzava sospirando: — Perchè non passo anch’io? — Ovvero seduto lungo il lido del mare, con la punta di un ramoscello tracciava sopra la sabbia geroglifici, che l’onda irrompente di subito cancellava. Un tristo filo gli filava la Parca.
Certo giorno, quello dei suoi cento padroni che gli sta immediatamente sul capo, gli ordina: s’imbianchi dove ha da comparire bianco; si annerisca dove ha da comparire nero; di tutto punto si abbigli, perchè sul mezzogiorno si aspetta il maggiore,