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capitolo xxi.


a fucilare un soldato per avere impresso il Vangelo dei cinque evangelisti1 su la faccia del suo capitano: la sorte avere designato a formare parte del drappello dei fucilatori certo suo compaesano, che molto lo amava, anzi aveva sentito dire ch’era stato suo fratello di latte, e poichè nè per preghiera, nè per minaccia aveva potuto ottenere la dispensa, vinto dalla passione si era messo il cervello in bricioli. Intanto, il carceriere aggiungeva, le tradizioni della disciplina antica si disfanno: se si tira avanti di questo passo, per me non so dove si vada a cascare; una volta noi altri savoiardi della vecchia stampa, prima di disobbedire al regolamento avremmo fucilati padre, madre, fratelli, sorelle, la serva e il servitore...

— Ammazzò padre, madre e la sorella,
     Il fratello, la serva e il servitore,

come Marziale, cantarellò Curio; e l’altro.

— Precisamente!

Allora Curio ficcò bene gli occhi addosso al carceriere, dubitando avere così al barlume dell’alba scambiato la faccia di un lupo con quella di un uomo. Niente affatto; la faccia del carceriere appariva qual’era, faccia di uomo pio, che in quel punto si levi, forbendosi la bocca col tovagliolo, dalla mensa eucaristica; — pinzo e beato. Soli il catechismo cat-

  1. Schiaffo.