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14 | il secolo che muore |
una medesima grana; e quando l’albero di Amore da un punto all’altro ingrandì trionfale, accolse tutti e tre sotto le sue fronde, tutti e tre nudri co’ primaticci suoi frutti; insomma voi avete a figurarvi tre boccette piene dello stesso elixir di Amore. Quando Efìsio era presente, Artemisia lo amava più di Gravino; all’opposto preferiva Gavino se Efìsio si trovava lontano. Ma poi venne tempo in cui la natura d’accordo co’ genitori d’Artemisia urgevano la fanciulla, ognuno a modo suo, s’intende, a eleggere fra’ due il marito; ella, che semplicissima era, rispose che non si voleva stare a confondere, li avrebbe sposati tutti e due; ma la mamma le fece comprendere discretamente, come i legislatori, a istanza massime delle donne, avendo proibito la poligamia sotto severissime pene, non avevano potuto senza pericolo di contradizione permettere la poliandria. Artemisia allora stette irresoluta; non dava in tinche nè in ceci; se a sorte ella si fosse trovata in mezzo a due vagli di biada, piuttostochè a due giovani amati, ci era caso che si rinnovasse in lei il fatto dell’asino di Buridano, che non si sapendo decidere cascò morto di fame;1
ma ella non si sentiva punto disposta da natura a
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Intra due cibi distanti e moventi
Di un modo, prima si morria di fame
Che liber’uomo Tun recasse a’ denti.
Par. 4.