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capitolo xxi.


prima di entrare infame, meritoria dopo: se sei carnefice prima ti sbatacchiano la finestra in faccia, se dopo ti ribelli a fare da carnefice, e repugni, ed imprechi a cui ti costringe, commetti atto d’insubordinazione, ti scaraventano fuori della onorata milizia per la porta del sepolcro. Se ammazzi con la forca, infame e boia; se con una palla di piombo, inclito ed eroe! Arrogi, il boia ammazza sempre o quasi una belva feroce perduta nel delitto, cui tarda all’universale vedere arrandellata nella eternità, onde il boia talora salutano liberatore, anzi non mancano perfino filosofi che lo vorrebbero impancato nella magistratura e circuito di onorificenze al pari dei personaggi che vanno per la maggiore: — ma il soldato ammazza un uomo di cui la colpa domani non sarà colpa, che il sentimento della pubblica morale o scusa o non condanna; il boia macella persona a lui sconosciuta; il soldato rompe un cuore di un camerata, che forse amava e n’era amato: per la preda del boia veruno prega, per la vittima del soldato quaranta e più mila donne italiane; se taluno supplica per la prima, ottiene grazia sovente; per la seconda si prostra un popolo davanti al trono invano. Cipriano la Gala ha salvo il capo; Pietro Barsanti è messo senza misericordia a morte.

La prigionia di Curio tirava al suo fine, quando certa notte venne desto a forza da uno scoppio di fucile, che gli parve sparato accanto. Precipitandosi