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capitolo xxi. |
senso comune, e parvero abboccarsi dal Consiglio: aggiunse poi, per far breccia, che Curio intanto si mise dietro al Garibaldi, inquantochè il re con regio decreto lo aveva eletto a suo generale; seguito la bandiera di lui perchè onorata dello scudo di Savoia: nè avere creduto mancare, se trovandosi di faccia al nemico prendeva senza perdere tempo a menare virtuosamente le mani contro di lui. — Certo, e lo abbiamo avvertito, la sventura aveva annacquato il sangue di Curio, non tanto però che, punto sul vivo, non isprizzasse quanto prima veemente; onde sorse su a dire: che non avrebbe mai per viltà rinnegato il suo degno capitano, l’unico che avesse saputo condurre alla vittoria la gioventù italiana; non avere veduto nè considerato lo scudo di Savoia, perchè nascosto nelle pieghe della bandiera italiana...
Tutti i componenti il Consiglio proruppero in un oh! lungo e roco; il presidente fischiando il più puro dei dialetti piemontesi urlò:
— Countacc! S’ha sentire anco questa, che lo scudo di Savoia sia entrato nella bandiera italiana come il baco nella pera per rosicarne il torsolo?
Curio, che aveva avuto il tempo di calmarsi, vide il marrone che aveva commesso e tacque; le sue parole gli tornarono indietro di rimbalzo formulate in condanna del massimo della pena assegnata dall’articolo 131 del codice penale sardo, vale a diro tre anni di reclusione militare.