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capitolo xxi.


terà il tempo addietro, perchè il cuore deve regolarsi col pendolo del regolamento; se il regolamento si porrà di mezzo tra la mano di tuo padre moribondo e te, il padre morrà con la mano levata palpando il vuoto, e tu inaridirai nella sete della benedizione paterna; il regolamento va dintorno a calafatare le orecchie umane, affinchè non le ferisca grido, di madre che domanda aita, nè di figli che implorano pane, nè di quarantamila donne supplicanti la vita di un garzone ventenne. Il regolamento ti concia l’uomo a cero pasquale; di sopra spento, di sotto assicurato con uno spunzone; in mezzo trafitto da cinque ferite. Vuoi tu sapere regolamento che sia? Te lo dirò io; stammi a udire. Il regolamento è Polifemo cieco, che brancola tastando i suoi montoni per agguantarli e divorarseli vivi, senza pure sputare pelle nè ossa,

— Lo avete accomodato nelle regole...?

— Sì signore.

— Su dunque, da bravi, recatevelo in ispalla di un tratto; marche!

I quattro giandarmi si ordinarono a dietroguardia, intantochè gli altri quattro soldati s’incamminarono col cataletto verso la porta: l’uomo del regolamento disparve.

Lunga e dolorosa la infermità di Curio, pure si riebbe in grazia della sua stupenda complessione; appena entrato in convalescenza lo mandarono a