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capitolo xxi.


accertato lo sbirro pennaiolo, con voce stridula incominciava:

— Siete voi Curio Onesti?

— Sono.

— Di Milano?

— Di Milano.

— Figlio del fu Marcello e della vivente Isabella Onesti?

— Giusto come dite.

— Allora in nome della legge io v’intimo l’arresto.

— Oh! e’ ci era mestieri quattro giandarmi? Prima che io mi possa movere ci sarà che ire; ma, di grazia, mi sarebbe concesso sapere di qual colpa io sono reo?

— Magari! Per diserzione alla milizia.

Curio diede uno scossone, per cui andatagli scomposta la fasciatura della gambe gli parve vedere le stelle a mezzogiorno: non però cessando la consueta baldanza, tra gli spasimi strepitava:

— E quale è il furfante che si attenta sostenerlo? Disertore è colui che per viltà scappando, ovvero rimpiattandosi abbandona la bandiera alla quale egli è ascritto, ed io mi trovo allo spedale ferito così, che forse non mi potrò più riavere, mirate... e qui stracciavasi con furia la camiciuola sul petto... non vi paio un crivello io? Ho combattuto tutte le patrie battaglie; accorsi a tutte volontario. Quale è