Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/10

12 il secolo che muore


— Scusate se troppo mi attento, la vostra signora è ella giovane?

— Sicuro! Diciotto anni appena: quando compri, compra giovane, m’insegnava mio padre; non vi ho detto che la presi per sollievo della mia vecchiezza? Se l’avessi tolta attempata avrei dovuto servire lei, mentre sta a lei servire me. Dal convento me la trassi in casa, di casa esce per andare alla messa, ogni quindici dì me la conduco a passeggiare in carrozza su la via del Camposanto, e sempre meco; visite proibite come le pistole corte; eccetto i parenti la sera per giocare a tombola: per ora ella si occupa di brigidini; più tardi attenderà ai figliuoli...

— Ai figliuoli più tardi? Adesso ai brigidini?

— Già! Voi me lo domandate in certa maniera che mi pare mi canzoniate. Gua’! ognuno si governa secondo il suo capriccio, nè io vi riprendo se voi praticate in modo diverso dal mio. Alla prova si scortica l’asino, ma io ho veduto tornare senza gambe e senza braccia più spesso quelli che vanno alla guerra, che quelli che stanno a casa.

— Non è vero, e veruno lo avrebbe a sapere meglio di voi: quante volte nella mollizie dell’ozio, cugini, cognati e talora congiunti più prossimi ti hanno viziato la moglie?

— Ah! è vero; massime cugini... ah! i cugini sono i coccodrilli del santo matrimonio.