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odio di me, bensì per amore di loro, e per bisogno di provvedere alla propria salute: adesso li sperimento serpi; se li irrito li proverò aspidi.»

Gli onorevoli farfanti, voleva dire giudici del Seigatti, altro non facevano che sbottonare contro le arti improbissime dei corruttori; ed anco, per non parere, non risparmiavano i corrotti; però su questi non si aggravavano co’ gomiti. «Che cosa è mai, dicevano essi, questo civile consorzio senza la buona morale? La stessa libertà fra gente fradicia dal mal costume diventa poste.»

Che Dio mi aiuti, parevano muli di condotta, i quali, essendosi affibbiata sotto il collo una sonagliera, ad ogni moto più leggero della persona tintinnassero alla dirotta: probità! probità! probità! Caso mai Socrate li avesse uditi innanzi di morire, ci si sarebbe confessato; e non che altri Cristo, se ci si fosse rinvenuto in mezzo, si saria picchiato il petto recitando il Confiteor.

Uno, che a giudicarne dall’arroganza sembrava dei maggiorenti fra loro, somigliante come due gocciole di acqua al geroglifico egiziano dell’uomo col capo di sparviere,1 colore di stovigli, dagli ugnoli uncinati, cui egli celava con solertissima cura sotto guanti neri, preso a squittire con voce di cagna infreddata:

  1. Nei geroglifici egiziani, l’uomo col capo di sparviere sta a significare il re.