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capitolo xvi. 83


gatti per le salite, nel contemplare il passo trionfale di costui verso il banco presidenziale con la dichiarazione in mano, quasi rapito in estasi esclamò:

— O bello! grande! A te gloria... a te onore... per vita mia, non par tutto Giuditta che torna in Betulia con testa di Oloferne in mano?

La testa tagliata di Oloferne, nel concetto del brigante ebreo, significava, già s’intende, la società composta di Egeo, di Omobono e compagni.

O di Egeo, che ne fu? Avete mai veduto fra le quinte di un teatro di marionette Tabarrino, dopo finita la sua parte, attaccato a un chiodo? Giù penzolone le braccia, rigido il corpo e il capo abbandonato sul petto. Tale era fatto Egeo, il quale però non dormiva, bensì mulinava se ci fosse verso di trovare per se una gattaiola donde salvarsi piantando gli altri nel bertovello.

Probo poi, se avessimo dovuto giudicarne dal celere muovere delle gambe, si sarebbe scambiato con Mercurio, o per lo meno creduto che Mercurio per quel giorno gli avesse dato i suoi talari a nolo.

— Ed ora, conchiuse tornato al suo posto, altro non mi resta che pregare la Camera e il ministero a volersi compiacere di eleggere una Commissione, la quale, esaminate le proposte da me fatte e le guarentie che l’accompagnano, riferisca se lo schema del mio contratto sia da preferirsi a quello esibito dagl’imprenditori forestieri; onde la Camera dopo