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capitolo xvi. 81


di abusare della pazienza della Camera; non poterne fare a meno; colpa dello argomento, non sua; rimanergli a dire il più e il meglio, ma questo poter fare in brevissime parole. Ciò detto, ecco leva la faccia minatoria e il braccio destro; la mano stringe in atto del fiocinatore, che ritto su la prua del palischermo agita il rampone per avventarlo nel fianco alla balena; ei l’ha vibrato, il mostro marino fulmina via pei mari, minacciando sprofondare nella corsa imperversante uomini, barche e nave; però invano, che il ferro gli s’incaverna nelle viscere, sicchè mano a mano perdendo balìa, è mestieri che si lasci rimorchiare a terra.

— Affermano altresì, continua Probo con baldanzosa sicurezza, che il capitale non ha viscere, che non conosce patria, che il banchiere si gode a ruzzolare la propria sostanza come lo scarabeo la pallottola di fimo, e in quella depone le sue uova per mantenere e crescere la specie... Sapete voi come si ha a definire siffatta zizzania? Insalata d’invidia condita coll’olio della malignità e l’aceto della nequizia....

— Uh! che sazievole, si attentò a bisbigliare Elvira; può dare due punti allo emetico; con tutti i suoi riboboli ben mostra essere un contadino del Valdarno di sotto o di sopra: a me sembra udire ragionare un diavolo del Malmantile...

— Silenzio! urlano arrovellati quanti si trovano