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capitolo xvi. 75


condannato, ma ricordate che i pugnali di Spartaco e degli altri servi ribelli furono fatti col ferro delle loro catene; ora poi le moltitudini hanno interesse più di noi perchè il civile consorzio non vada a soqquadro; per noi il tumulto significa mezzo pane; pel popolo, fame intera; dunque mettiamogli in mano la scienza come una lucerna, affinchè s’illumini il sentiero e miri dov’abbia a posare il piede, per procedere con sicurezza non meno che con utilità. Lodando dunque con pienezza di cuore l’alto concetto di questa magnifica arteria di vita italiana, ed affrettandone il compimento con tutti i miei voti, siami, o signori, concesso separarmi dal governo intorno alla convenienza di costruirla piuttosto co’ danari stranieri che co’ nostrani. Io, che soglio aprire ingenuo e schietto quanto sento nell’animo, non mi sembra come ciò possa fornire ne anco materia di dubbio; perchè ecco in qual modo ragiono: noi prevediamo che questa impresa produrrà danno, ovvero utile agl’interessati; nel primo caso non sarebbbe onesto, e lasciamo l’onesto a casa sua; non sarebbe di utilità alcuna precipitare in impresa ruinosa i capitali così nostrani come forestieri; — i forestieri, a modo che un dì ci chiamarono terra dei morti, oggi ci saluterebbero col nome di terra dei naufragi. Ma io pongo che abbia a giovare; e allora con qual consiglio, con qual giudizio faremo sì che, esclusi i cittadini, abbiano ad