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52 il secolo che muore

52 IL SECOLO CHE MUORE

intiera dei sogni, affinchè andassero a taloccare a loro talento i nostri addormentati.

A Egeo, fra le altre cose strane, parve vedere un Amore, il quale, dopo avergli messo al naso il morso e la briglia, glielo inforcava di un tratto a modo di postiglione, spronandoglielo alla dirotta per ispingerglielo al galoppo: infatti la mattina se lo rinvenne tutto sanguinoso per esserlo stropicciato furiosamente quanto fu lunga la notte.

Omobono il vecchio vide addirittura il diavolo, e siccome erano conoscenze antiche, così lo pregò a dargli un colpo di mano, e il diavolo gli rispose: magari! e subito dopo gli portò con la forca un gran fascio di azionisti, il quale Omobono avendo messo nel trinciatolo, mentre per troppa bramosia lo trita senz’avvertenza, onde ruminarselo a suo agio, si porta via di netto una mano. Fuori di se, dallo spasimo, mugola come un toro, intanto che il diavolo, postasi la mano tagliata al cappello, a mo’ di penna, si allontana uccellandolo: «bietolone! dovevi fare con meglio garbo».

Omobono il giovane allietò la visione di due farfalle di Casimira, che si rincorrevano volando di fiore in fiore, finche incontrata una enorme bocca di lione, non potendo trattenere il volo impetuoso, vi traboccarono dentro; la bocca del lione si chiuse, ed esse vi rimasero imprigionate. Allora Omobono si accorse che la farfalla assomi-