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capitolo xv. | 51 |
nati: finalmente, travolti pur essi dal vortice, corsero via per sottrarsi al volgare tumulto, e volando di stanza in stanza ecco giunsero in un corridore buio. Il luogo, la occasione, lo strepito, il calore del cibo e della bevanda, con l’accompagnatura di un diluvio di circostanze attenuanti, come dicono i giudici giurati, diedero balia al giovane di stringere a mezza vita Amina, tutta confusa, recarlasi al seno e stamparle un bacio sopra la faccia; ma ella gli guizzò dalle mani, lo saldò con una solenne ceffata e riprese la corsa; egli, punto sbigottito, dietro focosamente veloce da disgradarne Apollo quando perseguitò Dafne, e la potè riagguantare e imprimerle sopra le nude spalle un secondo bacio con tanto ardore da lasciarci il succhio.
Comecchè le spalle non abbiano denti, tuttavia Omobono si senti frizzare da un umore acre entratogli in bocca; e ciò perchè al buio aveva strizzato con le labbra una certa tal quale pustola d’incerta origine, ma d’indole più che sicura...
Ditemi, avete voi mai visto nel porto di Genova l’alberatura dei navigli quivi raccolti quando imperversa il vento di Provenza? Tentennando a quel modo s’incamminarono al riposo i nostri personaggi: chi si buttò sopra e chi scivolò sotto il letto; alcuni mezzo spogliati, altri vestiti. Il Sonno allora, spalancate a due battenti le sue porte, quella di avorio e l’altra di corno, diede la via alla famiglia