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capitolo xv. | 45 |
perfino le cascate in sincope, le canterelle e i temperini vibrati verso i paesi del cuore, ma questi ingredienti, massime i due ultimi, furono scartati addirittura dal costume elegante. La ricetta dello elisir di amore dura adesso inalterata nel modo che ho detto.
Quando la nave è stagna all’acqua, resistenti le vele, esperto il pilota, il vento in filo di ruota, gran tratto si cammina in breve tempo sopra il mare di amore, e i nostri amanti ci camminarono molto: già si erano aperti i segreti affanni e mostrate le scambievoli ferite, onde uno fa per l’altro medico a un punto ed infermo; si promisero amore, e per tenerle saldo giurarono conficcarlo e ammagliarlo coi chiodi del sindaco e del prete, e con le funi del codice civile e del sacramento, imperciocchè Amina pendesse allo ascetico e professasse devozione sviscerata alla purissima Vergine, alla quale non passava sera che ella non recitasse le litanie. Siccome questo amore aveva a procedere placido e sereno, e per così dire in bussola, il giovane Omobono ne fece motto allo zio, il quale non rispose sì, e no neppure; pel momento se ne cavò col solito: ci penseremo. Anch’egli voleva scoprire marina e veleggiare secondo il vento; ma il giovane, conforme persuade la nostra natura, facilmente credendo quanto gli piaceva e gli giovava, la tenne per cosa fatta e lo disse all’Amina, che per la contentezza n’ebbe il capogiro. Allora