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capitolo xv. | 43 |
— Signor Egeo, la prego a tenersi bene a mente che Amina non sarà baciata da altri, che suo marito non sia.
Ella aveva letto questo esempio in un libro dove si narra di certa figliuola di uno speziale che tal fece risposta al Re, impronto sollecitatore di un bacio da lei; e le fu ventura, che per tal modo si procacciò dote e marito; ma se n’era dimenticata da un pezzo, ed ora le tornò alla memoria come un cibo indigesto alla gola. Egeo, che da qualche giorno in poi aveva cominciato a spillare alcun che dei fatti suoi, stette a un pelo per isbottonare; poi lasciò correre per non guastare le uova nel paniere.
Diversamente accadde al giovane Omobono, il quale di frequente usava nella casa di Elvira, molto per necessità di conferire ogni sera o con lei o con Egeo, intorno al grave negozio che avevano per le mani, e troppo più per genio, perocchè Amina, vedendolo di persona ben formato e di modi gentili, diede spesa al cervello ed attese a ridurselo marito: Arrogi che ella lo immaginava straricco; e adesso nella grandiosa impresa in cui egli andava a mettere le mani ella vedeva aprirsi una sorgente inesausta di opulenza. Si mise tosto a fabbricare un’anfora di elisir di amore, il quale troppo bene le venne fatto, come colei che ne era maestra, se non che questa volta ci pose maggior cura e ne raddoppiò le dosi.