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capitolo xix. | 437 |
come ladro colto in fìagrante e trasportatelo a piedi alla questura.
— Obbedirò per forza.
Il prete di pallido diventò giallo; le passioni dei preti non conoscono altri colori; le tinte del loro arcobaleno circoscritte a due; tinta di odio e tinta di paura; giallo di burro e giallo d’uovo; entrambi andati a male.
— Come le pare, ma obbedisca.
— Però protesto.
— Quanto vuole; favorisca.
Il prete entrato nella camera a parte, sempre infellonito, ma vedendosi capitato in male branche, così favellò:
— Signor mio, noi non siamo usi a saccheggi nè a piraterie; la buon’anima della signora Amina, non potendo disporre altrimenti delle sue sostanze, a me suo confessore consegnava spontanea certi oggetti di sua pertinenza, onde io ne disponessi a seconda della sua intenzione; anzi, poichè senza offesa del segreto sacrametale, questo posso palesare, per erogarli in suffragio per l’anima sua, e per quella di un altro defunto, del quale avrà forse... senza dubbio contezza il signor Egeo. — E qui gittò di traverso un’occhiata ad Egeo, che parve un colpo di lesina. — Ora io domando, signor questore, se il suo governo, non contento di tribolare i vivi, astia che sieno sollevati dalle pene anche i morti!