Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
434 | il secolo che muore |
E siccome l’anima cristiana pareva che non avesse furia ad andarsene, egli disse fra sè: poichè non se ne vuole andare ella, facciamo una cosa, me ne andrò io; e se ne andò.
Rimasero le pinzochere a frigolare salmi; ma indi a poco l’insopportabile fetore le cacciò via. Finche non furono uscite di casa tacquero, ma appena messo il piè su le scale, apriti cielo! Un pissi pissi vorticoso di discorsi di tutti i colori, un fuoco artifiziato di maldicenza da far paura; senonchè tutti i vari discorsi si confusero di corto in uno solo, in quello del giuoco del lotto. In primis fu proposto giocare una quaderna, e votarono pel sì alla unanimità; e non fu difficile, perchè, quantunque devote, avessero talora saltato la messa, non mai il giuoco del lotto; nell’accordarsi su i numeri s’incontrò l’osso; udito hinc et inde il flagello delle opinioni diverse, parvero prevalere queste. Ecco, notava una bigotta, bisognerebbe cavare la giocata degli anni della sua vita bene spesi al servizio di Dio; ella ne contava ventisette, dunque dividiamo prima, due e sette; ora moltiplichiamo, due via sette quattordici; dunque propongo due, sette, quattordici. — O che sia benedetta, si cucia la bocca, saltò su a dire un’altra, ma le sballa proprio da pigliarle con le molle; io... io ho trovato il bandolo; dov’è il libro dei sogni... che numero fa la stola? Quanto fa crocifisso? — Gesù mio, che mi tocca a udire! miagola la terza beghina, o