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appena; la sua laringe ha perduto le parti solide che ne formano, per così dire, lo scheletro; i brani necrosati di tratto in tratto gitta fuori tossendo; ora riesce facile a intendere, che cessando in lei la potenza di- espellere taluno di cotesti brani di carne fradicia, o il catarro sifilitico, che le si condensa nella gola, ella può da un punto all’altro rimanere soffocata; sicchè la causa più prossima di morte per lei non sarà la sifilide, bensì l’asfissia: ciò può accadere adesso, o fra un minuto, o fra ore: ma fino a domani non potrebbe andare. Già Venere, secondo il costume vecchio, non ismesso mai, ha incoronato la sua vittima; voi potrete osservare la fronte della misera donna cinta da una tempia all’altra di ulcere dolorosissime.

Così è, le care rose, onde l’Amore inghirlanda i suoi devoti, dove vengano tocche da taluna delle inique Veneri, o pornea, o schenide, o pandemia, o etaira, perdono le foglie, e diventano spine in paragone delle quali paiono soavi gli artigli delle Furie.

Il prete, dopo avere avvertiti i circostanti che lo lasciassero solo con la moribonda, imperciocchè intendeva riconciliarla con Dio, li chiamerebbe per amministrarle la estrema unzione, entrò in camera, e a colpo d’occhio conobbe come nello indugio stesse il pericolo, onde reso a costei il contratto di donazione, favellò: