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capitolo xix. 429


aprirlo: il contratto sta, e mettersi a cimento di farlo annullare dai tribunali tornerebbe lo stesso che dare del capo nel muro, e lor signori devono astenersi da saputare contro vento, perchè, massime ai tempi che corrono, vi ritornerebbe in faccia.

Il nostro prete, all’udire questa sentenza, lanciò un’occhiata al cielo, che parve un tiro di schioppo ad ago; tuttavia, ricompostosi, indi a un attimo disse:

— Gua’! bisogna rassegnarsi ai divini voleri, — e se ne andò via senza pur torre comiato dall’onesto curiale. Passò di rincorsa dalla sagrestia, dove presa la teca dell’olio santo prosegui fino alla casa di Amina. Le parole di lui, messo appena il piede sul limitare dell’anticamera, furono queste:

— È anche viva?

— Viva, rispose un medico, che giusto in quel punto usciva da visitare la inferma, anzi in apparenza più sollevata che non fosse mai da parecchi giorni in qua.

— o come può darsi questo?

E l’altro: — Già, tutti gli infermi all’appressarsi della morte pare che si riabbiano; ma non è perciò che sembra ricreata la signora: ella le stazioni del suo calvario ha compito tutte: già accadde la tumefazione delle ossa; la cangrena di queste, ovvero la necrosi è incominciata; le guancie le Pendono giù flosce; i muscoli furono presi da paralisi; respira