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capitolo xix. 419


nodo delle due belle anime fu testimone altresì della separazione dei corpi.

Terribile fu il processo della malattia, che per me giudico avvelenamento; e non mica portata fra noi da remote contrade per la trafila degli spagnuoli, o dei francesi, ma sì messa nel mondo con le sue benedette mani da Dio: sicchè fra le altre delizie il genere umano dovrebbe essergli obbligato anco di questa.1

Nella sciagurata la infermità consumò implacabile i suoi tre stadi; se talora davanti alla potenza dei medicamenti parve arrestarsi, e’ fu come poca acqua in fiamma, la quale invece di spegnerla la divampa. Apersero la marcia le ulceri, a cui tosto si aggiunsero ascessi infiammatori e virulenti, scrofole e dolori nelle ossa in prossimità delle articolazioni; ma supremo affanno le arrecava lo spasimo nei capelli, che presero a cascarle in tanta copia da trovarne quotidianamente sparso il guanciale e piena la cuffia. Durante la notte pativa strazi d’inferno, ora guaiva come colta dalle doglie del parto, ed ora strideva come se le trafiggessero il cuore; le stava nella fronte inchiodata la cefalea notturna, e sempre dinanzi agli occhi, sia che li tenesse aperti o chiusi, le pupille appannate e contratte del morto

  1. Il professore Ricord soleva aprire le sue lezioni con questo dettato: «Dieu créa le ciel, la terre, les animaux, l’homine et les maladies vénèriennes».