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40 | il secolo che muore |
— A manate gitta loro le promesse; a palate gettagliele nella gola e negli occhi.
— Anima cara, a questi lumi di luna nè manco il cerbero di Dante, che fu tanto abboccato da contentarsi di due pugni di terra, si contenterebbe delle promesse: sicuro, la polvere basterebbe, purchè di oro.
— Ebbene, o chi ti para da spargerla?
— Chi mi para? Averla!
— Eh! via, non far marina, che ti conosco, mala erba.
— Senti, io ti confido cosa che, conosciuta, mi butterebbe a terra in un attimo... io sono rovinato.
— Ed io.... soggiunse Omobono a precipizio; ma fu in tempo a mutare frase, dicendo: — io non ci credo, e mi accorgo d’avanzo che tu vuoi giocare sul velluto.
— Omobono, da parte chiacchiere, io ti confermo che mi trovo più presso al laus deo di ogni mio avere che tu non credi.
— Ma qui vedo argenti a profusione; la tua signora, tra gioie, perle e preziosità di ogni maniera, da 350 a 400 mila lire se le ha da trovare.
— Mira come sei informato! O che mi hai già fatto l’inventario? Quanto dici è vero, ma io preferirei levare un tigrotto dalle mammelle della tigre anzi che un gioiello di sotto all’Elvira... Provati, se ti basta l’animo.