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capitolo xix. 417


in buona coscienza, perchè il defunto marito glieli aveva assegnati per dote.

Mentiva; ma da un punto all’altro di vermi non si diventa farfalle, e questo le diceva anche il confessore, che ogni dì le faceva una predica, e talora dopo il pasto un’altra.1

A Egeo poco premeva, anzi punto, chiarire se Amina mentisse, moltissimo poi se fossero buoni i biglietti di banca; ella glie li portò; egli prese a esaminarli parte a parte, e poi nell’insieme; niente sfuggì alla sua molta pratica in materia: per ultimo con un sospiro, che tenero gli partiva dal cuore, esclamò:

— O benedetta tu sia fra tutte le donne, i biglietti non sono falsi; però. Amina, pensa che mettendo io in comunione solo cinquantamila lire, mentre tu ce ne poni duecentocinquanta, ciò darebbe luogo a Dio sa quanti sospetti, che ci potrebbero turbare la pace domestica... forse peggio... tu hai buon giudizio, e vorrei tu mi capissi: a scanso di fastidi, ecco, io figurerei costituirti la dote di centocinquantamila lire, che tu poi faresti soggette alla donazione, e

  1. Così Lucrezia Borgia, quando la paura dello inferno prevalse in lei. La marchesana di Gonzaga lasciò scritto in proposito: «tanto era sitibonda (di ascoltare le prediche) che non istando contenta di un solo predicatore, duoi predicatori udire voleva; uno la mattina, e l’altro il dopo pranzo, ma eziandio induceva quelli a recare in iscripto molte devote dottrine da quelle udite.» Sempre così; i frantumi di tutti i naufragi vanno a morire sopra la spiaggia.