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capitolo xix. | 415 |
Però, compiacendo alla naturale sua disposizione ed ai conforti del confessore, desiderò in prima mettere a fìl di squadra il suo stato dirimpetto ad Egeo. Il confessore sempre lì a limarla, che per celebrare il santissimo sacramento del matrimonio bastava, e ce n’era di avanzo, la sola cerimonia religiosa; ma ella non dandogli torto, pure lo supplicava a consentire che si facessero le cose in regola ai termini della legge; però i preti, addentata che abbiano per un orecchio l’anima del cristiano, non lasciano presa così facilmente, onde il confessore insisteva:
— Ma veda, la è chiara come il sole di luglio che regna in tutto Babele; legislatori e leggi, mentre rifuggono dal fine peggio che dal sangue di vipera, ecco qua spianano le strade e ci spingono la gente. O la mi faccia la finezza di dirmi che cosa predica aborrire questa società matta? Il materialismo; e sta bene, perchè questo è morte di ogni eccelsa aspirazione, e fa le anime immortali sorelle alle ranocchie nel pantano. Ora, mi dia retta, questi grulli, per conseguire il loro scopo, che mi fanno? Allontanano dai matrimoni, nei quali tanta parte ci entra di bestia, ogni concetto di sacramento, che solo vale a nobilitarli: ma le pare che bastino a consacrarlo la lettura di alcuni articoli del codice civile fatta da un coso che sbadiglia e fa sbadigliare, a patto però che sia fasciato della sciarpa