Un tempo furono gli altari asilo contro la giustizia umana e la giustizia divina; oggi contro la umana non contano più, ma contro la divina si cercano sempre, e si cercheranno ancora per lungo secolo; imperciocchè si mantenga grande il numero di coloro a cui giova una religione che ti agguanta l’anima e te la foggia a maestro, dove da un lato ti si registrano a d’abito le colpe e dall’altro a credito i suffragi, offrendoti comodità di metterti da parte un po’ di viatico pel viaggio del paradiso, o alla più trista di saldare i tuoi conti; quindi non importa nè anche dire con quale e quanta furia Amina si attaccasse all’altare, e per converso con quanta furia i sacerdoti si attaccassero a lei; scarafaggi che sotto l’altare pongono il covo. La donna si peritava a mettere nel bucato della confessione tutti i panni sudici dell’anima sua, e per altra parte la serpentavano i preti non isperasse salute se non travasava la sua anima intera nell’anima del confessore; forse, se avesse potuto persuadersi, se avesse avuto pegno in mano che dopo la confessione fosse cessata la vista dei due occhi appannati dalle pupille contratte, ella avrebbe rotto il diaccio; ma no; qui incerto il guadagno, la perdita del mettere a parte una terza persona dell’orribile segreto sicura.