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capitolo xix. | 413 |
i suoi di a sfilacciare vecchi cavi. Chiamato a nome non rispose; mi posi fra la luce della finestra e lui per tentare se il buio subitaneo valesse a moverlo, e non tentennò. Interrogato il custode intorno ai costumi di lui e alla qualità del lavoro che faceva, mi rispose:
Cotesto suo capo è una pentola che spicca sempre il bollore della iniquità, con questa ragione, che le gallozzole di mano in mano spariscono in una galla sola, ch’è quella del furto. Quante volte ha occasione di andare nella sua stanza da letto, tante ci porta dentro un lucignolo piccolo o grande, e lo nasconde dentro le materasse, ovvero nel saccone; in capo alla settimana noi andiamo a cavarlo e lo riportiamo al magazzino; e’ pare che non se ne avveda, però che il lunedi cominci da capo. La sfilacciatura ch’ei fa serve per calafatare i bastimenti; ad altro non è buono.
Allora il mentecatto, piegando il collo sopra la spalla sinistra e sbirciando traverso di sotto in su, proprio a mo’ della iena, brontolò:
— Non tutta... non tutta; buona parte ne vende costui ai funaiuoli, perchè la mettano in mezzo ai cavi, che i funaioli furfanti quanto lui danno per nuovi.
Io proruppi in un solenne starnuto per fare le viste di non sentire; ma guardando di scancio vidi la faccia del custode tinta in verderame.