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capitolo xix. 407


delitto, fa da calmante al rimorso, il quale taluno morde come la vipera e tal altro come la zanzara, ma tutti morde.

Il dì veniente, inevitabile come il destino, si presentava Omobono, e lo avvertivano invano la sua figliuola giacersi inferma; che premeva a lui se la passione e lo stento l’avevano obbligata a starsene a letto. Volle passare ad ogni modo, e di su l’uscio della camera prese ad interrogare:

— E i quattrini?

— Non ce ne sono, rispose la inferma.

— E da mangiare?

— Neppure.

— Questo vedremo, e andò a sincerarsi rovistando ogni cosa in cucina ed i più riposti nascondigli di casa; allora tornò in camera alla figliuola, dove gli occorse a capo del letto la immagine della Madonna; era una copia di quella del Sassoferrato, che ha il mesero tirato giù su gli occhi e le mani bellissime in atto di preghiera, così leggiadramente soave a vedersi, che devoti e non devoti volentieri le fanno di berretta col saluto: Dio ti salvi Maria piena di grazie;1 guardatala alquanto, Omobono favellò:

— Oh! che gingilla costei che non ti aiuta? E

  1. Questa Madonna incisa da molti si conosce in commercio: venite ad me omnes, venite tutti da me. Davvero può risparmiarsi gl’inviti.