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capitolo xix. | 401 |
che si era quasimente spropriato per lei, e che il suo figliuolo aveva assassinato: alle corte, pensasse a mantenerlo, e bene, altrimenti avrebbe ricorso ai tribunali per farla condannare a passargli la prestazione alimentaria. La povera donna con mani e con cenni lo supplicava a tacere, onde le sue parole non contristassero il cuore della infelice giovane; ma costui ringhiava più stizzoso che mai.
— Che importa a me di colei? Veniamo al gloria patri... vai d’accordo a somministrarmi gli alimenti?
— Padre, vi darò quello che posso.
— Parole equivoche... frasi ministeriali: tu hai a pigliare per misura non la tua potenza, bensì il mio bisogno; d’altronde volere è potere; l’ha detto anche il Lessona.
— Sentite, padre mio, venite, noi stenteremo purchè stiate bene voi.
— No davvero; io non intendo di starmene in compagnia; le oche vanno in armento, le aquile volano sole... hai capito... vogliono essere quattrini... piglierò anche carta; però meglio sarebbero contanti.
— Non urlate, per carità; non mi fate scorgere nel casamento... oh! che vergogna! che vergogna! Eccovi tutto quello che possiedo — e Isabella rovesciò le tasche sul tavolino.
— E che sono eglino cotesti soldi? Non mi ba-