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398 | il secolo che muore |
mani: gli si contavano tre ammazzati e dieci feriti nello esercizio della sua nobile professione.
Elvira (caso non raro nè strano) prese a delirare pel giandarme omicida, che acuto solletico le diede il sembiante terribile e il corpo atticciato, nèe il giandarme trovò il tornaconto a rinnovare il caso di Giuseppe ebreo, lasciandole il suo tabarro in mano: durò breve il contubernio; al giandarme non piaceva andare in armento, però dirizzava l’ale in altre regioni, non senza avere fatto prima domine repulisti in casa dell’amica del cuore; l’Elvira, tutta sottosopra, ricorse alla pretura, ma o non la crederono o non le diedero retta: allora non le sovvenendo altro conforto, nè volendo, nè potendo forse ritrarre il piede dal tristo cammino, prese ad allogare più che mai i molesti pensieri nell’acquavite. Sovente la raccattarono per le strade in deplorevole stato, rotta il mento e la fronte, tutta sanguinosa o intirizzita dal freddo; portata all’ospedale per morta, si riebbe sempre; ma anche per lei una volta le furono buone mosse, che stramazzata briaca nel canto di una via; le si rovesciarono addosso le braci del caldano che portava, onde arsero le vesti e le carni di lei; la mattina la rinvennero cenere: — uscita di grembo alla natura terra innocente, ci tornò terra scellerata; ma scellerata o no, ella è tutt’una; anzi essendo il vizio crapulone, chi sa che la sua terra non contenesse elementi più idonei al