Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo xix. | 389 |
— Favorisca, signora, intanto diceva il più galante degli sbirri, offrendo il braccio alla Elvira; ma questa, punta lì per lì nell’orgoglio, respingendolo fieramente, domandò:
— E dove, in grazia, pretendete menarmi?
Il poliziotto, a sua volta sgraffiato, avanzò subito le punte degli artigli e rispose con ipocrito sarcasmo:
— Scusi, madama, mi pareva averle detto alla questura, dove il signor questore l’aspetta per procurarsi il piacere di fare la sua conoscenza.
— Aspettate tanto che il cocchiere attacchi la carrozza.
— Oh! la non si stia a disturbare, ci ho provvisto io; la non dubiti che ogni cosa procederà con decoro.
Di fatti non una, bensì due carrozze trovarono ammannite a piè dell’uscio, e quando Elvira, adagiatasi in una, chiamava il Merlo perchè andasse a sederle allato, il poliziotto offeso nella sua dignità le avvertiva:
— Lei, signor maestro di casa, si compiaccia accomodarsi col suo portafogli in quest’altra carrozza che ci si troverà più alla larga.
La questura non toccarono nemmeno: diritti come fusi in prigione; l’una dall’altro divisi; entrambi in prigione. Il portafogli, dopo che ebbero riscontrato i biglietti, sigillarono e consegnarono al giu-