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388 | il secolo che muore |
fogli arraffato da Elvira a Nervi sotto la finestra del morente Omobono; però smagrito come un infermo messo nell’ospedale a mezzo vitto senza vino. In questa la cameriera tutta sottosopra irrompe nella stanza. annunziando:
— Signora... tre signori domandano di lei.
— Fateli entrare...
Erano belli ed entrati secondo la usanza vecchia degli sbirri classici, i quali comparivano in tavola senza prezzemolo. Il Merlo fu agguantato come il gatto col lardo nelle granfie. Allora accadde, come suole, di chiacchiere un diluvio, e, come suole, le ragioni dette agli sbirri furono un monte, e questi, secondo il consueto, non rifinivano di assicurare essere affaruccio da nulla, cose da accomodarsi in un fiat; e al Merlo arrangolava a ripetere:
— Ed io come ci entro? Se mi hanno trovato il portafogli in mano, egli è perchè la mia signora mi ha ordinato portarglielo dalla camera in salotto. che non doveva obbedire io? Me ne rimetto a lor signori, specchi della vera disciplina... prima di mancare alla obbedienza lor signori, mi hanno detto, ammazzerebbero il padre.
— Ma sicuramente, rispondevano gli sbirri, è chiara a luce meridiana, con un bocconcino di schiarimento alla questura vedrà che lo rimettono in libertà sul tamburo.
— Lo crederei!