Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/39


capitolo xv. 37


di natura di cimice, che ha i due sessi, così almeno dicono. Costoro valgono oro quanto pesano: nel riferire ch’ei fanno in succinto le orazioni di questi deputati che voglionsi demolire, se ne sopprime con diligentissima cura il buono e il bello; se ne arruffano gli argomenti, i raziocini si alterano; le parole si mutano così che paiono matte o briache. Quei dessi che le profferirono, rileggendole, forza è che esclamino: possibile mai che noi abbiamo sciorinato tante melensaggini? No, voi non le avete discorse, ma come ne chiarirete il paese? Intanto il ragguaglio doloso, stampato sopra centomila fogli, il vapore con lena affannosa trasportò da un capo all’altro d’Italia; dentro ventiquattr’ore si lesse a Susa e ad Otranto. La Gazzetta Ufficiale seguita i nostri giornali alla lontana, come san Pietro Gesù quando lo trasportavano al pretorio; e poi chi la legge? Ovvero vorranno riparare con le proprie forze alla botta proditoria? Fuori danari, e quando la tua orazione vedrà la luce, riveduta e corretta, sarà tardi: il vortice perpetuo dei casi quotidiani avrà tolto ogni importanza ai fatti passati: il paese accorrà il tuo discorso come un cavolo a merenda. Possediamo altresì un altro segreto, e questo consiste nella congiura del silenzio: ai Piombi di Venezia e al Canale Orfano sostituimmo la pratica di non profferire mai il nome della persona a noi infesta, non cenno circa i suoi scritti, non allusione