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capitolo xix. 385


non però di quelli che offrono, bensì degli altri che accattano.

— Sei un insolente, esci dal mio cospetto.

— Ti servo di cuore; ma ti avverto prima che i biglietti spesi da te sono falsi, che la giustizia sta dietro a cercarne la traccia, che è in pelle in pelle a perquisire te, me e chi sa quanti altri: se ne possiedi e non vuoi trovarti a guai, bruciali; altro non ho da dirti, e ti bacio le mani.

Ecco la occasione porgermi il ciuffo, perchè io, aperto lo armadio delle similitudini, ne sciorini almeno un paio, incominciando dal fulmine, dall’albero e dal pastore; ma non ne farò niente, stringendomi a dire che Elvira, appena Egeo fa uscito, corse affannata a tirare il cordone del campanello; se nonchè giunta a mezzo della stanza il Merlo mise fuori il capo dall’uscio aperto dicendo:

— Non ti scarmanare, eccomi qui.

E siccome ella pigliava a narrargli il successo per filo e per segno, egli la interruppe con queste parole:

— Tira via, che ho sentito tutto dal buco della chiave.

— E se hai sentito, adesso che pesci pigliamo?

— Ci devi pensar tu; tu li hai da friggere e tu infarinali.

— Rammentati che a tavola ti ci sei messo anche tu.