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382 | il secolo che muore |
gura; mi prega solo dirti tu le sia cortese di mandarle la roba sua: ora tu contentala in questo: dei quattrini parleremo più tardi fra te e me.
— Si accomodi come le aggrada; torna domani e troverai i suoi bauli allestiti.
— Chi ha tempo non aspetti tempo, cuor mio; io non ho da fare niente, e tu, a quanto sembra, nemmeno; riponiamo subito le sue robe nei bauli; io glieli spedirò immediatamente a Locarno, e cosa fatta capo ha.
Elvira assentiva: chiamati il Merlo e gli altri famigli di casa, si diedero a empire bauli di ogni maniera vesti, calzature e cappelli di Amina; la Elvira ci aggiunse roba di suo, e non poca; nè vesti sole, ma dorerie e gioielli altresì. Dato fine alla faccenda, Egeo disse:
— Or ora vado a spedirli, sicchè ci è caso che la roba arrivi a Locarno prima di lei; ma e tu non le scriverai nulla?
— Che le ho da scrìvere, io?
— Mira! Caase d’inimicizia tra voi non ce ne avrebbero ad essere; forse un cotal po’ di gozzaia, che importa a te come a lei levare di mezzo; fai una cosa, scrivile sol due righe di biglietto.
— Io abbassarmi davanti a lei? Jamais.
— Ma che abbassare! Che abbassare! Tu hai da scriverle da protettrice, alla grande; ecco, presso a poco così; e disse il come.