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capitolo xix. 379


— Andiamo, soggiunse Egeo, mi tengo per avvisato; il peggio passo è quello dell’uscio.

Elvira tornò a casa tardi; l’accompagnava il Merlo, avvinazzati entrambi; ella straviziava in sala con principi e marchesi; egli in cucina co’ servi; ella aveva giocato al faraone, egli a briscola; ella aveva vinto, egli perso, però gli era entrato il diavolo in corpo; mentre Elvira stava per andarsene in camera, i servi la informarono ch’era venuto il signor Egeo, il quale aveva condotto seco la signora Amina; al che ella osservava: — E’ va pei suoi piedi, la vedovanza l’è venuta in uggia; sta bene, andate a dormire; e tu, furfante, marcia in camera, e prima di coricarti risciacquati la bocca.

A cui di rimando il Merlo:

— O sai che nuova c’è? Io non ci voglio più venire. In pubblico mi tocca a stare fuori di carrozza col cocchiere a cassetta; in casa a letto con te; o insieme da per tutto, o da per tutto separati; io te l’ho detto per la terza volta, e tu non la vuoi capire.

— Ed io per la quarta volta ti avverto che il tuo destino mi sta in cima della mia scarpa diritta; va’ là, buffone, marcia a letto.

Un pipistrello ricoperse con le ale cotesto osceno