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378 | il secolo che muore |
meno la parte del galantuomo: ebbene, proviamo anche questa; non fosse altro per erudizione. Alle corte, se tu acconsenti, io ti levo di qui e ti conduco presso la mia parente a Locamo, per ricrearti: poi ti sposerò, o non ti sposerò, come ti garberà: io la rimetto in te. Avverti bene, ricco io non sono più, ma da vivere lo raccapezzerò sempre; a sfoggi dunque non ti ci aspettare; tutta volta da questa vita ci usciremo un po’ meglio vestiti di quando ci siamo entrati; perchè, mira, Amina, io non so chi fossero i maggior tui, ma metto pegno che tu devi avere ereditato qualche cosa meno di venti milioni.
— Egeo, e quando vorreste mandare a esecuzione la vostra proposta? domandò Amina stendendogli la mano.
— Per me, anche subito.
Allora Amina si levò risoluta e si fece nella camera da letto, donde dopo brevi istanti uscì vestita, col cappello in capo, e disse a Egeo:
— Andiamo. Bada anche tu, e pensaci bene per non avertene a pentire poi, da queste vesti che mi cuoprono in faori io non possiedo altro nel mondo; venendo a te sarebbe follia che io pretendessi amore eletto e puro; saranno norma alla nostra convivenza le parole del poeta:
Egli mi amò per le sventure mie, |