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capitolo xix. 375


morso, ed era che, mentre la memoria dei particolari della morte di Omobono in lei illanguidiva, uno solo cresceva, per così dire, a scapito degli altri; e consisteva negli occhi di Omobono, quali ella li vide quando gli sollevò le ciglia per accertarsi se fosse morto, — fisi, con le pupille contratte, senza coscienza di sguardo e non dimanco terribili, oh! quanto terribili! — Cotesti occhi non se li poteva levare dinanzi; nel giorno sempre di faccia a lei, e in mezzo alla tenebra le comparivano più distinti che mai: la solitudine l’atterriva e la compagnia la spaventava, per tema non le scappasse di bocca qualche esclamazione rivelatrice delle sue colpe.

Tutto giorno avviene che ci vediamo sovente apparire davanti la persona alla quale pensavamo qualche minuto prima; forse ciò avviene perchè la precorrano gli effluvi noti ai nostri sensi, che emanano da lei, oppure per tal altro dei tanti segreti della natura che non ha ancora palesato alla scienza: fatto sta che Amina aveva pensato e pensava ad Egeo quando gliene annunziarono la visita.

Entrando nella stanza, così al buio, egli investì dentro una sedia, e parve con suo poco gusto, perchè tirò giù un sagrato da dì delle feste; quindi, stropicciatosi alquanto la parte offesa, prese a dire:

— Ed ora ci è venuto di Francia anche il costume di stare al buio come gli operati della cateratta?