Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/372

370 il secolo che muore


— E questa perquisizione per quando tu giudichi l’avrebbe a venire?

E l’altro, non parendo il fatto suo, rispose:

— Chi ha tempo non aspetti tempo: domani potrebbe essere tardi.

Egeo torna a dietro di rincorsa, va al banco, ne tira fuori quanti biglietti si trova a possedere; li riscontra; quelli del Boncompagni non aveva tocchi, erano dugento da mille; i proprio suoi sommavano a cento: esaminati con diligenza e postili a confronto gli pareva impossibile di aver preso quel granchio; ma sì, anche le civette impaniano; divise pertanto i fogli reprobi dagli eletti, li guardò, li riguardò, tornò a guardarli ancora; poi, soprammessa la gamba destra alla sinistra, e quella agguantatasi con le mani incrocicchiate sul ginocchio, dopo alcuni sospiri incominciò a dire:

— Di tanti valori, di tante azioni, obbligazioni di strade ferrate, di tanti biglietti che ti facevano corona, eccoti quasi solo, o Egeo. E almeno di tanto si chiamasse paga quella baldracca della fortuna! Ma no; ella non è contenta se tu con le proprie mani non trucidi questi Isacchi, questi figliuoli della tua tenerezza. Saturno dicono si mangiasse i figli per regnare, ma io non ho mai appetito regni e non appetisco, perchè anche nel mestiere di re comincia a entrarci troppo osso e la carne non vale il giunco. Medea ammazzò i figliuoli, e raccontano lo facesse