Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo xix. | 369 |
— Ecco, buona somma di questi biglietti è stata spesa dalla famosa marchesa X, che tutto il mondo sa essere molto cosa tua.
— Passò quel tempo Enea... abbiamo rotto paglia da parecchi mesi.
— Sì, ma nel verbo dei giudici il tempo è sempre presente... dunque da’ retta... se per caso ti fosse rimasto in casa taluno di questi biglietti, bruciali addirittura; potrebbero servirti da tiro a quattro per menarti diritto ai lavori forzati... capisci?
— Capisco; ma con costoro da parecchi mesi non ebbi affari, e pochi furono quelli che ci feci per lo addietro... e accidenti a quello che mi andò diritto! Biglietti di loro io non ho mai posseduto nè possiedo.
— Tanto meglio; ma allora, o perchè di rame mi sei diventato in faccia di ottone?
— Io? Perchè, a dirtela, ho paura che una persona alla quale sono attaccato, adesso, comunque innocentissima, possa trovarsi nelle peste.
— Ho mangiato la foglia; tu capisci che io mi sono condotto qui per giovare a te ed agli amici tuoi; usa prudenza, e non ci siamo visti.
— O che nascemmo ieri?
— Va bene, ed ora ti lascio, che a me da fare non manca mai; e si alzò per andarsene.
Egeo mentre lo accompagnava col candelliere in mano, lo interrogò sbadato: