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capitolo xix. 361


riscuotere e del pagare subito, conchiuse col supplicare la donna a saldarglielo sul tamburo; ed ella anzi con piacere; andata pertanto a prendere il biglietto delle cinquecento lire, glielo sporse dicendo: pagatevi e rifatemi il resto.

Alessandro Tassoni, volendo dare ad intendere nel suo poema di un furbo matricolato così esprime: l’oste, che era guercio e bolognese; eppure il nostro, che aveva ambedue gli ocelli diritti e nacque a Genova, per accortezza gli avrebbe dato ai cento passi venti di giunta; quindi è che avvertita la grossa somma e la facilità di alienarla, toltosi delicatamente il biglietto nei pollici e negli indici delle mani, lo sbirciò per davanti e per di dietro, lo sperò di contro al sole, e poi incurante che alla pretoressa avessero a comparire bugiarde le jparole testè pronunziate da lui circa alla propria penuria, cavato fuori del suo portafogli un biglietto legittimo della Banca Nazionale Sarda, prese a istituire fra i due biglietti tale un confronto minuto e sottile, che Dio ve lo dica per me: facile gli fa sincerarsi della falsità del biglietto oifertogli; allora verdemezzo le domandò:

— O da chi ha mai avuto voscià cotesto biglietto?

— O che importa a voi saperlo?

— A me? Nulla; purchè voscià me lo baratti.

— Perchè ve l’ho da cambiare?