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capitolo xix. 355


ebbero a capello conformi al suo racconto, ond’egli subito venne in fama di sincero. Preso possesso della carica, incominciò dal sonare le campane con esattezza maravigliosa, sia per l’ora, sia pei tocchi, sia pel suono; cani in chiesa non se ne vide più uno; serviva le messe preciso di voce e di tempo; le ampolle piene di acqua e di vino sempre al medesimo livello senza scattare una linea; le pilette colme tutti i dì di acqua santa; lustrava come specchio il pavimento; nella gloria del quadro di san Luigi Gonzaga i ragnateli non si attentarono più impancarsi in compagnia degli angioli; la beata Vergine Maria ebbe a confessare non essersi mai trovata pulita come allora; i santi Ignazio da Lojola, Francesco Xaverio, Stanislao Kostka si maravigliarono di sentirsi spazzolati con tanto furore; la chiesa dei gesuiti di Brusselle, giudicata sempre un gioiello di lucidezza, adesso poi toccava la cima; il Nassoli, che mutato nome aveva preso

    bacia tre volte; poi ordina al recipiendo spoglisi il vecchio uomo, e si purifichi, diengli l’assisa di Gesù Cristo. I purificatori lo spogliano, lo ungono di olio santo in capo, alle mani, al petto, lo esorcizzano, lo coprono col manto gesuitico e, purificato che sia, il capo gli consegna la lettera del generale di Roma, che lo ammette; prima di leggerla ha da giurare il segreto, renunziare alla famiglia, sagrificare moglie, figli, genitori, congiunti, amici, ecc., per la salute della santa Compagnia; allora gli mettono al collo l’abitino da portarsi sempre; poi lo sottopongono ad umiliazioni d’ogni maniera, baciare i piedi altrui, sedere in terra, apprestargli sozza mensa, ecc.; per ultimo conferenze frequenti e lunghe col capo.