Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/356

354 il secolo che muore


ventimila franchi, unico frutto della lunga fatica; e siccome uscendo alquanto dal solito metro volle calcare un po’ troppo su l’ultima parte del suo discorso, il generale ne arguì: dunque ei ne tiene in serbo almeno altri ventimila; onde, mutato subito registro, gli domandò che cosa sapesse fare; e l’altro ingenuo rispose: un po’ di tutto. Allora il provinciale proseguendo:

— Ma voi sapete come noi, seguaci veri di Gesù, pratichiamo sopra tutto il precetto: chi si umilia sarà esaltato, e per necesse la prima prova che chiede ai suoi alunni è l’umiltà, massime da voi, che non potreste essere accettato che per converso; e non oltrepassare giammai gli ordini minori cominciando dall’ostiario.

— E ostiario che è?

L’altro glielo disse, e il Nassoli soggiunse: sia. Nella giornata dunque egli consegnò nelle mani del padre provinciale i ventimila franchi e fu gesuita.1 Richiesti riscontri su lui da Milano, gli

  1. Veramente non senza cerimonie solenni vengono ammessi i gesuiti laici: certo non saranno mica uguali per tutti; quelle che praticarono per la recezione del conte Macharty, del cardinale duca di Talleyrand Périgord e del principe di Croi, grande elemosiniere di Luigi XVIII, trovo descritte nelle Mémoires d’un Jésuite. Entrato il ricevendo nella sala delle Conferenze, lasciasi a meditare sopra un libro contenente le massime della Compagnia. Quindi va alla cappella, dove confessa essere informatissimo di quanto sta per fare, e volere rimanere attaccato alla Società di Gesù. Il capo levasi, va all’altare, piglia una lettera sigillata; la