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dentro undicimila stanze! Si fece a rendere visita a cardinali, arcivescovi, vescovi, e di maniera prelati, non lascio indietro abati, abatucci e abatini, e tutti rinvenne provvisti di barattoli d’ipocrisie messe in guazzo come le ciliege: per disperata si fece a trovare i ministri del bello italo regno, e si mise in quattro per renderli capaci di adoperare ipocrisie decenti, che non avessero le toppe bianche su le gonnelle nere, mentre quelle che tenevano a nolo l’erano sgualdrine sguaiate che solevano andare dietro la ritirata1 dei soldati; ma i ministri la chiarirono come non si potessero mettere in ispese inopportune, imperciocchè presentissero avvicinarsi il tempo in cui, dato il puleggio a tutte le ipocrisie vecchie e nuove, nobili e plebee, sarebbe corso l’andazzo di buttar carte in tavola dicendo fuori dei denti: così la penso e così la voglio, e a cui fa male si scinga.

La ipocrisia classica, per non andare a rifinire sopra uno scalino di chiesa, si accomodò a entrare nei conservatorii delle damigelle, alle quali insegnò scrivere le lettere per capo di anno a papà e pel giorno natalizio a mammà, e su su fino a reggere loro la mano quando esse vergarono la prima lettera di amore; la prima, perchè alla seconda non

  1. Ritirata chiamasi pure il segno dato ai soldati colle trombe o coi tamburi di raccogliersi ai loro quartieri. Grassi Diz. milit., coll’esempio dei Cinuzzi. Manca al Voc. della lingua.