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capitolo xviii. | 345 |
l’avevano raccontata, esclamò: la è strana, perchè mio padre, ch’io sappia, non andò mai in Sicilia. Però ti avverto, rispose l’arguto siciliano, che mio padre soventi volte venne qui in Roma. La marchesa Zelmi erasi trattenuta per le bagnature a Nervi fino ai primi di ottobre...
Insomma Elvira si condusse seco Amina in mezzo alle benedizioni di tutto il popolo di Nervi, il quale non potè astenersi da esclamare: piacesse alla Madonna santissima mandarci spesso di questi avvelenamenti; la sarebbe una manna per tutti!
La ipocrisia, avendo presentito questo negozio, ci si era messa di mezzo nello intento del ciarlatano che va alla fiera; confidava smerciare dei suoi prodotti in bucn dato; ma presto conobbe che la ipocrisia antica, la ipocrisia classica a mo’ che la descrive Cesare Ripa nella sua Iconografia, non era più di usanza. Le ipocrisie venivano a nugoli dall’Affrica in compagnia delle cavallette puniche; queste rimasero tutte in Sardegna; la più parte di quelle capitarono in Italia. Allora la ipocrisia classica si profferse al generale dei gesuiti, che l’accolse cortese, le usò un mondo di finezze e le diede a bere la cioccolata, ma le disse che i conventi e i collegi dei gesuiti si servivano di lavori fatti in casa; la ipocrisia si ripose in viaggio e se ne andò a Roma per favellare al santo Padre, ma non lo potè vedere, perchè lo trovò carcerato in segreta