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capitolo xviii. | 323 |
mandato di cattura contro il giovane Onesti: il nonno Boncompagni a questa ora si trova in potestà del tribunale. Avvertito, il giovane fin qui è riuscito a causarsi, vivendo latitante, ora in questa ed ora in quella parte; adesso egli è qui, e la sciagurata Amina seco. — Il tribunale ne ha rinvenuto le traccie, ed a me non farebbe specie se da un punto all’altro si vedessero comparire qui i giandarmi spediti da Milano per arrestarlo.
— Oh! che mi racconta mai, signora marchesa. Che casi! Che casi!
— Né qui sta il peggio, curato mio; il peggio sta in questo altro, che il giovane, datosi alla disperazione, si è risoluto avvelenarsi.
— Mamma mia! Misericordia Domini super nos!
— E quasi tanto non bastasse, lo scellerato, abusando del perduto amore che la meschina gli porta, ha persuaso, ahimè! anche lei ad avvelenarsi seco.
— Domine in adimtorium meum intende!...
— E ieri... non più tardi di ieri, ebbi a Milano la lettera di questa meschina, la quale mi avvisava della funesta risoluzione... mi chiede perdono... e...
Elvira a questo punto ordinò ad una dozzina di lacrime di portarsi subito di guarnigione nella congiuntiva degli occhi, ma o non vollero obbedire, o