aspettare (poichè la prima volta hai potuto scamparne per miracolo) che i prussiani ti attrappino la seconda e ti taglino l’ale: che cosa diventereste allora? Un passerotto saltellante per casa destinato a cibarsi di pappa ed a morire del male del calcinaccio; passa le Alpi e vieni ad abitare fra noi; in Roma ci puoi stare anche tu; noi ti aspettiamo a braccia aperte: quasi vergine qui troverai il terreno: insegnaci tu a ridurre a cultura le immense pianure della bugiarderia e la virtù dei concimi della sfrontatezza e della impudenza: portaci di quel prezioso seme di balordo, che, sparso a tempo con le regole delle società in accomandita, fa, come abbiamo udito da persone degne di fede, delle cento per uno: ammaestraci a segare la messe degli azionisti babbei. Scendi, o invocato, scendi. Il genere umano non si mostrò mai ingrato ai suoi veri benefattori; mira! Trittolemo, che insegnò ai mortali l’arte di seminare il grano, e Cecrope quella di raccogliere le olive, e il Cavour quella di piantare carote, ebbero devoti, sacrifici e simulacri. Noi saremo tutto per te; qual più vorrai intorno al tuo capo corona di alloro o berretto da notte; che se ti piacesse avere le mani in pasta, noi ti procureremo il portafogli dell’agricoltura, o se piuttosto ti talentano gli onori, ecco qui, tu ti puoi sfiorire. Vuoi croci di Corona d’Italia? vuoi commende dei santi Maurizio e Lazzaro? Parla, non peritarti: solo non ti promettiamo col-