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316 | il secolo che muore |
retta in mano, ed ella, scarsa a parole e celere nel proferirle, lo pregava, e la preghiera sonava comando, ad accompagnarla dal reverendissimo signor curato per consultarlo su cosa di grandissima importanza. L’oste rispose come gli osti rispondono in simili occasioni: sarebbe stato un onore ed un piacere per lui, ma che a cotesta ora non ci era da pensarci nè manco, perchè il signor parroco seralmente si recava dal pretore a giocare a goffo con altri maggiorenti del paese, ed a sturbarlo nel suo passatempo prediletto si correva rischio di essere scomunicati in cera gialla.
— E se qualcuno in procinto di morire abbisognasse dei conforti della religione?
— Pei benestanti ci è il cappellano; pei nullatenenti il curato dice, che per venire al mondo ci è mestieri la balia, ma che per uscirne si può fare a meno di tutti.
— Pare che il signor curato sia addentro nelle grazie del signor pretore.
— Faccia conto che le sieno due anime dentro un nocciolo.
— Ebbene, andremo a trovarlo dopo la sua partita.
— Ma sa ella che spesso fanno mezzanotte, prima delle undici mai; o non sarebbe meglio domani?
— Mi occorre vederlo stanotte; se si potesse, subito. Verso le undici vi farò chiamare; siatemi servizievole, che ve ne ricompenserò; voi lo vedete,