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la chiesa, perchè mi sento le ossa rotte ed una fame da lupi; e tu non devi canzonare; il vino non ti raccomando; solo ti dico che berrai con me alle mie bottiglie; guarda se trovi del cognac buono: provvedi un mazzo di sigari, quelli che aveva meco ho fumato tutti. — Fatti in là, furfante, disse la donna dando una spinta solenne nel petto a Merlo, che gittatole un braccio al collo pareva si disponesse a baciarla, ti sembra questo il tempo e il luogo, e senz’aspettare altro si avviò verso la chiesa. Il servo dal canto suo si allontanava come un can mastino bastonato.

Elvira, che la donna era dessa, s’imbrancò con certe vecchiarelle, le quali mattutine s’incamminavano verso la chiesa, alternando passi e nodi di tosse; ora, strette le ciglia per isbirciare meglio, mira il prete sopra la soglia della chiesa, in atto di uomo che aspetta, e poco dopo una signora affrettarsi a cotesta volta, come persona cui tardi farsi attendere; Elvira rallenta il passo, e solo torna ad accelerarlo quando vide entrati in chiesa il prete, la signora e qualcheduna delle vecchie compagne del suo cammino; ella pure vi entrò di scancio e si fermò in un canto all’ombra per iscoprire marina; il prete e la donna già stavano ristretti nel confessionale con la mano in pasta a fare il sacramento della penitenza; allora strisciando lungo la parete giunse presso al confessionale, dove presa