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capitolo xv. 29


poco mantengonsi bene edificati; i pesciolini di vasca corrono a frotta ai bricioli di pane, i tozzi li spaven. tano. Allo sforzo continuo degli interessati irrequieti a soffiare co’ mantici in mano, il metallo prese a squagliarsi.

Il ministro più che volente era entrato nel disegno; se repugnante, sarebbe stato lo stesso, che lo avrebbe travolto senza rimedio lo impiegatume, ai tempi nostri con reo nome, convenevole alla cosa, appellato burocrazia. Questa cancrena degli Stati ti avviticchia e ti attortiglia, non già terribile quanto i serpenti venuti da Tenedo Laocoonte e i suoi figliuoli, bensì a modo di lombricaia schifosa e invincibile.

Io non so se gli impiegati convengano la sera insieme a pregare, ovvero ognuno preghi da sè; fatto sta che tutti, prima di coricarsi, si genuflettono accanto al letto, e con le mani giunte a punta di lancia, sicchè sembra che vogliano sfondare il cielo, cantano sull’aria del Veni Creator Spiritus una invocazione al Genio dei manifesti teatrali, dei discorsi della Corona, delle esposizioni dei direttori delle società in accomandita e dei programmi ministeriali, affinchè si degni stabilire dimora permanente in Italia, e sì gli dicono:

«O nato da un tagliacantoni in Ispagna, battezzato in America, dove gli fu compare Barnum, e nudrito da una spaccamonti in Francia, deh! non